Free lance: i genitori dimenticati

da | Ott 29, 2024

Tempo di lettura: 4 minuti

Sono sempre più numerosi in Italia lavoratori e lavoratrici indipendenti, cioè privi di un contratto di lavoro dipendente, pubblico o privato, a tempo determinato o indeterminato. Sono per lo più giovani uomini e donne, che si trovano proprio nella fascia di età in cui più spesso si pianifica una gravidanza.
Eppure, proprio in tempi in cui tante voci paventano le conseguenze catastrofiche della denatalità, questa ampia platea di genitori e potenziali genitori, già fragili per la precarietà della loro occupazione, è discriminata nell’accesso ai congedi previsti alla nascita di un figlio o di una figlia. E, soprattutto, sono discriminati i loro figli, che non possono godere appieno delle cure di entrambi i genitori fin dai primi giorni di vita nella stessa misura in cui ne godono i figli di genitori che sono lavoratori dipendenti.

Lo scorso 26 settembre, alla conferenza “Il tempo dei papà”, organizzata a Roma dal progetto 4e-parent, le istanze dei genitori free lance sono state illustrate da Federica Ciccariello, parte del consiglio direttivo di Acta, associazione che riunisce lavoratrici e lavoratori free lance.

Congedi di maternità, paternità e parentali

Quando si parla delle misure previste dallo Stato per la tutela della genitorialità – congedo obbligatorio di cinque mesi per le madri, di dieci giorni per i padri e congedi parentali – ci si riferisce a quelle destinate ai lavoratori dipendenti. Per tutti gli altri le condizioni sono eterogenee.

«Parlando del congedo di maternità, le lavoratrici autonome con partita Iva iscritte alla Gestione separata dell’Inps hanno diritto a cinque mesi con indennità all’80% come le lavoratrici dipendenti», spiega Ciccariello. «L’indennità, però, è calcolata sul reddito percepito nei 12 mesi precedenti l’inizio del congedo e, poiché si tratta di redditi non ancora dichiarati, l’Inps formula una stima al ribasso sul reddito pregresso dichiarato. L’ente, dunque, versa una somma inferiore all’80% della media del reddito che risulta dall’ultima dichiarazione disponibile. La lavoratrice può chiedere il conguaglio non appena sono disponibili le dichiarazioni di entrambi gli anni fiscali che rientrano nei 12 mesi precedenti al congedo. Il conguaglio, quindi, non viene versato automaticamente, ma deve essere richiesto attivamente dalla diretta interessata».

Le lavoratrici iscritte alla Cassa Artigiani e Commercianti dell’Inps hanno diritto al congedo di cinque mesi indennizzato all’80% solo se nell’anno precedente hanno versato i contributi minimi richiesti. Le free lance senza partita Iva, che lavorano in cessione dei diritti d’autore, non hanno diritto ad alcun congedo, ad alcuna indennità. A meno che non siano iscritte alla cassa di un Ordine professionale, nel qual caso fanno riferimento alle regole dello specifico ente.

«Il congedo obbligatorio di paternità, di dieci giorni con indennità al 100% della retribuzione, è previsto solo per i lavoratori dipendenti. Quelli indipendenti, che abbiano o meno partita Iva, e gli iscritti alla Cassa Artigiani e Commercianti non ne hanno diritto, a meno che non avvengano casi gravissimi che permettano al padre di accedere alle tutele previste per la madre, come morte prematura o grave infermità della madre o se affidatari esclusivi del minore», aggiunge Ciccariello.

Per quanto riguarda i congedi parentali, iscritte e iscritti alla Gestione Separata dell’Inps con partita Iva hanno diritto a tre mesi riservati alla madre, tre mesi riservati al padre e tre mesi da dividere tra i due. In totale la coppia genitoriale ha a disposizione nove mesi di congedo, di cui tre non trasferibili. Può usufruirne entro 12 anni dalla nascita e sono indennizzati al 30% del reddito medio giornaliero dei 12 mesi precedenti l’inizio del congedo, di cui probabilmente non sono disponibili le dichiarazioni al momento della richiesta. Il conguaglio deve essere richiesto attivamente dal lavoratore o dalla lavoratrice per ciascun periodo di congedo utilizzato.

Iscritti e iscritte alla Cassa Artigiani e Commercianti hanno diritto a soli tre mesi di congedo parentale in tutto, di cui può usufruire la madre o il padre o da dividere tra i due, che scadono entro l’anno di vita del bambino o della bambina. Infine, chi svolge una professione autonoma senza versare contributi ad alcuna cassa previdenziale è totalmente scoperto sul fronte tutele per la genitorialità. Ma non solo.

Gli impegni di Acta

«Oltre al trattamento evidentemente discriminatorio, lavoratori e lavoratrici indipendenti che aspirano a diventare genitori devono affrontare un carico di burocrazia non indifferente e spesso rinunciano a richiedere l’intero importo a cui avrebbero diritto per l’eccessiva complicazione delle pratiche e per la mancanza di chiarezza da parte degli enti erogatori», spiega Ciccariello. «Tanti che pure avrebbero diritto ai congedi parentali non li richiedono per questa ragione. Infatti la percentuale di lavoratori e lavoratrici indipendenti che vanno in congedo è nettamente inferiore a quella di lavoratori e lavoratrici dipendenti. Anche perché, a complicare le cose, l’Inps richiede l’astensione totale dal lavoro durante i periodi di congedo parentale».

Due sono gli impegni principali assunti da Acta: fornire ai propri associati informazioni utili e consulenze per organizzarsi al meglio quando la famiglia si allarga e, così come 4e-parent, sollecitare il governo ad adottare misure eque per tutti i lavoratori. «Sul nostro sito pubblichiamo aggiornamenti su questo e altri temi importanti, come le indennità di malattia. Inoltre abbiamo attivato degli sportelli informativi», ricorda Ciccariello.

L’associazione partecipa a tavoli di lavoro del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e collabora con i sindacati per perorare le istanze di lavoratori e lavoratrici indipendenti.

«Condividiamo l’obiettivo del progetto 4e-parent di favorire la condivisione della responsabilità e della cura tra i genitori. Al governo chiediamo di estendere anche ai padri free lance il congedo di paternità e quello genitoriale, calcolare il compenso sugli ultimi 24 mesi anziché sugli ultimi 12, una maggiore trasparenza delle procedure di calcolo, il versamento automatico del conguaglio delle indennità, l’eliminazione dell’obbligo di astensione dal lavoro nei periodi di congedo parentale, così da rendere possibile un congedo congiunto e non separato o alternato e promuovere la costruzione di una relazione a tre con il neonato», conclude la consigliera.

 

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *