4e-parent è arrivato alle battute finali e tutti i partner che ne hanno condiviso gli obiettivi e l’impegno si sono riuniti a Roma il 28 novembre scorso, ospiti dell’Istituto Superiore di Sanità, capofila del progetto, per tirare le somme sui risultati raggiunti, sui temi sviluppati e sulle prospettive di lavoro futuro.
Le proposte alla politica
Tra gli emendamenti alla legge di Bilancio per il 2025, la cui discussione è in corso al momento in cui scriviamo, sono state incluse proposte formulate dal progetto 4e-parent fra le quali : portare a 26 i giorni lavorativi di congedo di paternità obbligatorio, retribuito al 100%, di cui 10 giorni da utilizzare consecutivamente immediatamente dopo la nascita. Nonché assicurare che i mesi di congedi genitoriali retribuiti all’80% (portati a tre con questa legge di Bilancio), siano usati anche dai padri.
«L’obbligatorietà e la non trasferibilità sono le due caratteristiche cardine di queste misure, che hanno lo scopo di favorire fin dai primi giorni di vita il coinvolgimento dei padri nelle cure del neonato o della neonata», ha osservato al convegno la sociologa Annina Lubbock, del Centro per la Salute del Bambino, che si è impegnata in prima persona nell’attività di advocacy. «Sono richieste in linea con le direttive europee e con l’impegno di arrivare alla parità dei congedi tra partner, adottato dal Parlamento italiano già nel dicembre del 2023. Il nostro obiettivo va oltre la promozione della parità di genere: siamo qui a promuovere la paternità accudente, la mascolinità accudente».
Del panorama europeo ha parlato Mihaela Ionescu, dell’International Step by Step Association, partner olandese del progetto. «Troppe sono ancora le disparità tra gli Stati membri nell’applicazione della Direttiva EU 2019/1158, che prevede appunto congedi di paternità retribuiti, congedi parentali non trasferibili, ma anche modalità di lavoro flessibili», ha detto. «Occorre istituire dei piani nazionali che promuovano servizi per l’infanzia, sostegno finanziario e una nuova narrativa della famiglia e della paternità accudente».
Cure condivise, più benefici per tutti
I benefici del coinvolgimento precoce del padre sono ormai acclarati dalla ricerca. «Favorisce la salute fisica e lo sviluppo cognitivo e comportamentale di bambini e bambine», ha spiegato Francesca Zambri, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità. «Inoltre, produce cambiamenti ormonali e neurologici nell’organismo del neo-papà, la cui entità è dipendente dalla dose, cioè dal tempo dedicato alla cura».
Il cambiamento ormonale nell’uomo, l’abbassamento del suo livello di testosterone e l’aumento dell’ossitocina quando l’accudimento di figli e figlie è condiviso dalla coppia, è uno dei meccanismi che contribuiscono a ridurre il rischio di violenza di genere. «Le statistiche dicono che la violenza domestica spesso si manifesta per la prima volta, oppure aumenta di intensità, proprio durante la gravidanza, un periodo in cui la donna è più vulnerabile e il suo partner può sentirsi minacciato dall’imminente cambiamento degli equilibri familiari», ha osservato Marco Deriu, dell’Associazione Maschile Plurale. «Bisogna conoscere questo rischio e neutralizzarlo decostruendo l’immagine di una mascolinità distaccata, povera dal punto di vista emotivo».
Gli stereotipi di genere sono una gabbia non solo per la donna, ma anche per l’uomo. «Se il ruolo del padre è lavorare per mantenere la famiglia, l’uomo che guadagna poco vale di meno», dice Alessandro Volta, pediatra della AULS Reggio Emilia. «Se la cura e l’emotività sono appannaggio esclusivo della madre, l’uomo non è libero di vivere e di esprimere le sue emozioni. Questi rigidi ruoli di genere non hanno nulla di naturale, sono stereotipi culturali indotti attraverso l’educazione fin dai primissimi anni di vita. Il paternage, il padre che accudisce il suo bambino o la sua bambina spezza il circolo vizioso che perpetua il pregiudizio».
Il paternage è il primo passo verso una educazione veramente fondata sulla parità di genere, che possa contrastare l’immagine della virilità legata alla violenza e alla sopraffazione ancora ben radicata nella nostra società. «L’educazione basata sugli stereotipi della mascolinità tossica incoraggia gli uomini a compiere atti antisociali, con un costo che paghiamo tutti», ha osservato l’economista Ginevra Bersani, autrice del saggio “Il costo della virilità” (Il Pensiero scientifico editore, 2023).
Un osservatorio delle tendenze sociali
Analizzare la percezione pubblica dei ruoli di genere nell’accudimento di bambine e bambini è uno degli obiettivi che il progetto 4e-parent ha portato avanti, osservando le tendenze sui social media e sondando direttamente le opinioni di genitori e futuri genitori.
«Indubbiamente è in atto un cambiamento, la costruzione di una nuova narrativa, sostenuta soprattutto dai più giovani, dalla nuova generazione», ha spiegato Mara Marzella, della società di consulenza Deep Blue. «Su Instagram e Tik Tok si moltiplicano le testimonianze di padri coinvolti e di madri che apprezzano questo coinvolgimento, anche se non mancano le contraddizioni e qualche rigidità da parte delle stesse madri nell’accettare nuove dinamiche».
Il sito web e i profili social del progetto sono stati accolti con grande interesse. «Più di 100 mila persone in due anni hanno letto articoli, post e documenti, hanno ascoltato i podcast, guardato i video e consultato le risorse offerte online», dice Eva Benelli, di Zadig. «La stampa ha parlato dei nostri eventi e più in generale i media tradizionali stanno cominciando a recepire il cambiamento sociale in atto, benché a volte abbiano delle difficoltà a scrollarsi di dosso vecchie modalità di comunicazione, come quella di chiamare “mammo” il padre accudente».
Padri e madri interpellati direttamente dalle ricercatrici del Centro per la Salute del Bambino con un sondaggio online condotto tra agosto e dicembre 2023 hanno dimostrato un’attitudine positiva nei confronti della condivisione delle cure e delle cure genitoriali. «Solo una piccola percentuale di rispondenti ritiene che il ruolo di accudimento spetti in esclusiva alle madri e non riconosce quindi l’utilità dei congedi dedicati ai padri», ha riferito la ricercatrice Francesca Zambri (Iss) che ha elaborato i dati raccolti dal sondaggio.
Anche l’indagine condotta sui dipendenti di 6 aziende ha evidenziato grande interesse da parte di neogenitori e futuri genitori. «Al tempo stesso, i risultati del sondaggio hanno dimostrato la necessità di diffondere consapevolezza tra i lavoratori sui diritti della paternità oltre che della maternità. Tanti interpellati hanno ammesso di non avere utilizzato i congedi perché non ne erano informati», ha illustrato Maddalena Cannito, sociologa dell’Università di Torino. «È necessario un cambiamento di cultura nei luoghi di lavoro per prevenire la discriminazione dei neo-papà che vogliono dedicare tempo e impegno alla cura dei figli e delle figlie, insieme a una maggiore retribuzione dei congedi parentali e flessibilità degli orari e degli impegni».
Il valore della formazione
Sensibilità e cultura nei confronti della paternità accudente si costruiscono anche attraverso la formazione dei professionisti che operano nei settori più coinvolti, quello sanitario e quello educativo.
«Ancora oggi nel percorso nascita si tutela, giustamente, la coppia madre-bambino o bambina, ma si tende a trascurare il ruolo del padre, che invece dovrebbe essere coinvolto nel contatto pelle a pelle e nella cura fin dai primi istanti dopo il parto», ha osservato Giovanna Bestetti, psicopedagogista dell’Associazione Iris.
Proprio per informare e sensibilizzare sul ruolo dei padri nei primi mille giorni di vita, 4e-parent ha organizzato un corso di formazione a distanza destinato al personale sanitario che si occupa di gravidanza, parto e prima infanzia. «Ha raccolto più di 10 mila adesioni e si è rivelato utile per decostruire stereotipi nocivi che sono presenti anche nell’ambiente sanitario», ha spiegato Maria Rosa Valetto di Zadig.
Un altro corso compreso nell’offerta formativa del progetto è quello diretto al personale dei servizi educativi per la fascia di età 0-6 anni. «Abbiamo registrato 1500 iscritti, per il 95% donne. Già solo da questo dato si capisce come gli stereotipi di genere influiscano in un settore che è fondamentale per promuovere il cambiamento sociale», ha riferito il pediatra Giorgio Tamburlini, del Centro per la Salute del Bambino. «Il personale di nidi e materne può fare molto per favorire il coinvolgimento dei padri nella cura di bambini e bambine».
Infine, il progetto ha offerto incontri di persona in quattro città, Torino, Roma, Napoli e Palermo, indirizzati a facilitatori di cerchi di condivisione di padri e di madri. «Quella del cerchio è una metodologia molto efficace per favorire la transizione della coppia verso la genitorialità e prevenire la violenza», ha spiegato Andrea Santoro, dell’Associazione Il Cerchio degli Uomini. «Gli incontri ci hanno permesso di rilevare un interesse crescente per questi temi e una maggiore fluidità dei ruoli di genere nell’accudimento di figli e figlie».
Le risorse a disposizione dei padri o dei futuri padri per confrontarsi sulle loro esperienze e ricevere sostegno non sono tante in Italia. «Si tratta per lo più di attività o servizi offerti da associazioni e da privati, realtà piccole e poco strutturate, presenti nelle Regioni del nord Italia più che al sud», ha riferito Marco Deriu, che ha curato una mappa interattiva delle risorse disponibili per i padri, pubblicata sul sito di 4e-parent raccogliendo informazioni da tutto il territorio nazionale. «Abbiamo stabilito contatti che saranno utili per future iniziative».
In due anni di attività, il progetto 4e-parent ha prodotto una quantità di materiale: studi, rapporti, informazioni, eventi per sensibilizzare e diffondere consapevolezza sull’importanza di una nuova mascolinità accudente e del coinvolgimento precoce dei padri nella cura di figli e figlie. Tanto rimane da fare per accompagnare e favorire il cambiamento sociale in atto e il dialogo avviato con i decisori della politica non deve interrompersi. Per questa ragione il convegno si è concluso con l’impegno comune a proseguire il percorso nel prossimo futuro.
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