Superare gli stereotipi di genere ed equilibrare i ruoli per raggiungere una genitorialità equa e condivisa richiede un impegno sociale diffuso e cambiamenti strutturali e politici profondi.
Sebbene in Italia le tendenze si stiano gradualmente invertendo e oggi, rispetto al passato, ci sia una maggiore partecipazione dei papà – sia dal lato pratico che empatico -, i congedi di maternità restano di gran lunga superiori a quelli di paternità, utilizzati esclusivamente dal 58% degli aventi diritto, con picchi al nord e minimi al sud. Ciò trova spiegazione principalmente nel pregiudizio, ancora radicato, che la cura e la crescita di figli e figlie siano responsabilità primarie delle madri, mentre ai padri è riservato solo un ruolo (facoltativo) di supporto, limitato spesso al solo sostegno economico.
Cambiare rotta, però, non può essere esclusivamente una responsabilità politica. C’è bisogno di promuovere innanzitutto ambienti di lavoro che riconoscano e supportino i e le dipendenti anche nel loro ruolo di genitori, offrendo tempo e risorse adeguate e mettendo sempre al centro i diritti della prole, con la consapevolezza che il coinvolgimento attivo di entrambe le figure genitoriali ha un impatto più che positivo sulla loro crescita.
Un esempio concreto arriva dall’ UNICEF, partner associato del progetto 4e-parent, che con la recente Family Friendly Workplace Initiative supporta le aziende nell’introduzione di politiche family-friendly nei luoghi di lavoro volte a promuovere il benessere e i diritti di bambini e bambine. Da sempre impegnato nel dialogo con il mondo imprenditoriale, l’UNICEF invita le imprese a riflettere sull’impatto delle proprie politiche organizzative sul benessere e sullo sviluppo degli adulti del domani. I dati dimostrano che muoversi in questa direzione generi benefici duraturi per il benessere fisico e mentale dei bambini e delle bambine: dal miglioramento dello sviluppo cognitivo e socio-emotivo alla riduzione del rischio di insorgenza di ansia, depressione e disturbi alimentari.
Per una società equilibrata e realmente inclusiva è fondamentale partire da ambiti familiari fatti di genitori realmente presenti e partecipi. Ne abbiamo parlato con Chiara Zanetti, responsabile della Family Friendly Workplace Initiative per l’UNICEF, che ci ha raccontato come questa iniziativa sia nata a seguito di un’analisi preliminare riguardo il benessere dei minori in Italia, la quale ha evidenziato l’assenza di un reale approccio sistemico che tenesse conto di questi aspetti in un’ottica di supporto genitoriale alla crescita. Il programma è stato ispirato da esperienze internazionali pregresse, come in Australia, Argentina o Vietnam, paesi nei quali l’UNICEF ha promosso piani di supporto alla genitorialità all’interno dei contesti lavorativi. “L’elemento innovativo” – ci spiega Chiara – “è adottare la lente dei diritti degli under 18 per andare a supportare le aziende in questa fase di revisione e implementazione di politiche family friendly […] con l’obiettivo che l’azienda stessa diventi ambasciatrice e promotrice di un cambiamento il cui centro è il benessere dei bambini”. La Family Friendly Workplace Initiative è strutturata come percorso di mentoring, attraverso il quale le aziende sono accompagnate nel riconoscere i propri gap e nel definire obiettivi concreti per implementare le policy. A partire da un processo di autovalutazione, viene organizzato un piano d’azione operativo specifico con una serie di strategie mirate, la cui efficacia è monitorata grazie a un set di strumenti manageriali sviluppati in collaborazione con la SDA Bocconi. L’iniziativa ad oggi è in una prima fase di sperimentazione durante la quale saranno raccolti e valutati i feedback da parte delle aziende, con l’intenzione di poter eventualmente estendere l’iniziativa nel tempo.
Promuovere i diritti dei bambini e delle bambine in ambienti lavorativi che favoriscono un equilibrio tra vita professionale e vita privata equivale non solo a tutelare le famiglie, ma anche a rafforzare la fidelizzazione del personale e ridurre il turnover, con vantaggi tangibili per tutti e tutte.
Un sistema che sostiene la genitorialità, sostiene l’infanzia. E un paese che investe nei bambini e nelle bambine, investe su se stesso. È un cambiamento culturale che può prendere forma solo attraverso gesti concreti e scelte consapevoli, capaci di generare un impatto reale sul futuro.