A che punto stiamo in Italia quanto a condivisione della cura e ruolo del padre?

da | Nov 12, 2025

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Ce lo dice una survey recente condotta dal Centro per la mascolinità e la giustizia sociale Equimundo in tre paesi: Italia, Francia e Spagna. Il lavoro The State of Southern European Fathers, (SOSEF) è stato condotto nell’ambito del progetto Eminc (Engaging Men in Nurturing Care) di cui è capofila per l’Italia il Centro per la Salute delle bambine e dei bambini (CSB). Sono forti le differenze di contesto fra i tre paesi: l’Italia ha un tasso di occupazione femminile più basso rispetto a Spagna e Portogallo (ed è anche il più basso di Europa), che si coniuga con una durata di congedi per i padri ferma allo standard minimo di 10 giorni richiesto dalla direttiva UE sulla conciliazione del 2019, contro le 16 settimane per ciascun genitore della Spagna (tutte da fruire nel primo anno di vita del figlio o la figlia), recentemente elevate a 19.

Qualcosa sta cambiando

Partendo da differenze così marcate, la survey SOSEF ci dice comunque che il ruolo dei padri sta cambiando in tutte e tre i paesi, e che i padri sono più coinvolti, ma anche che la responsabilità della cura, soprattutto nei suoi aspetti quotidiani e routinari, continua a gravare sulle madri, e in Italia più che negli altri due paesi.

In Italia, inoltre, è più alta la percentuale (circa il 20%) di uomini che mantengono una visione tradizionale e stereotipata dei ruoli di cura. La domanda di avere più tempo da dedicare alla cura è diffusa sia fra i padri che le madri, ma le mamme sono quelle che usano di più le misure di conciliazione offerte dalle aziende (principalmente il part time). La domanda di congedi meglio retribuiti ed estesi anche per i padri, preferibilmente di durata uguale, è diffusa sia fra uomini che fra donne, e più della metà delle persone intervistate dichiara che voterebbe per un partito che sostenesse congedi più lunghi e paritetici. I risultati dell’indagine SOSEF sono stati presentati in una conferenza stampa nello scorso mese di giugno e largamente diffusi dai media.

Nel mese di settembre sono stati al centro del convegno Scegliere di essere genitori oggi, sotto il patrocinio di Elena Bonetti, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto. L’obiettivo era quello di stimolare un dialogo fra rappresentanti della politica, aziende, esperti ed esperte ed esponenti della società civile sui limiti e le opportunità del nostro sistema sociale e normativo nel garantire una più agevole conciliazione (a entrambi i genitori) e una più equa condivisione del lavoro di cura in famiglia, presupposti fondamentali per favorire la natalità.

Come ormai ampiamente dimostrato dalla ricerca, in particolare dalla Nobel per l’economia, Claudia Goldin, la parità di genere, soprattutto per quanto attiene alla condivisione della cura, ha un’influenza decisiva sulle scelte di fertilità. Quando i padri usano i congedi e condividono di più la cura, l’occupazione femminile aumenta ed è più stabile, come anche il progetto 4e-parent ha sostenuto in più occasioni. Infatti, nei paesi sviluppati c’è una correlazione positiva fra maggior occupazione femminile e aumento/tenuta della natalità. Inoltre, la percezione della donna in merito al sostegno che potrà ricevere dal partner influisce sulla scelta di avere o no un secondo figlio o figlia.