Il 9% degli uomini va incontro a depressione entro il primo anno di paternità, secondo una metanalisi pubblicata nel 2020. La prevalenza è inferiore a quella della depressione materna, pari al 10-15%, ma comunque significativa. Eppure, la depressione post-partum maschile è un disturbo di cui si parla poco o niente, sommerso dallo stigma e dagli stereotipi di genere. In questo contesto, l’attività pediatrica può essere una grande risorsa.
Un disturbo parallelo a quello materno
I fattori che contribuiscono all’insorgenza della patologia sono in buona parte gli stessi della depressione post partum che colpisce le donne: l’aver sofferto in precedenza di disturbi dell’ansia o del tono dell’umore, difficoltà economiche, dissidi familiari, un lutto recente, isolamento sociale, lo stress dovuto a complicazioni durante la gravidanza, alla diagnosi di un problema di salute del nascituro o a un parto traumatico. Tuttavia, un colloquio con otto padri che raccontano la propria esperienza di depressione post partum, pubblicato nel 2021, evidenzia alcune manifestazioni e aspetti caratteristici del disturbo declinato al maschile. Gli intervistati raccontano di aver nutrito aspettative esagerate rispetto alla propria capacità di affrontare fatica e stress. L’impossibilità di incarnare un modello ideale di padre, forte e instancabile, ha generato in loro frustrazione, senso di inadeguatezza e vergogna. Hanno vissuto con impotenza l’incapacità di calmare le crisi di pianto notturne di figli e figlie, fino a maturare rancore nei loro confronti. Hanno reagito prendendo le distanze da casa e famiglia e concentrandosi sul lavoro. Altri studi hanno evidenziato un aumento del rischio di violenza domestica associato alla depressione post partum paterna.
L’effetto paralizzante dei pregiudizi
Chi soffre di depressione post partum, donna o uomo che sia, ha difficoltà a chiedere aiuto per il timore di manifestare la propria inadeguatezza al ruolo di genitore. Per i padri, l’ostacolo da superare è ancor più alto a causa dei pregiudizi di genere: lo stereotipo dell’uomo tutto d’un pezzo, impermeabile al disagio emotivo e in grado di risolvere da solo qualunque problema li paralizza.
Tanti non sanno che la depressione post partum può colpire anche i padri e di conseguenza non possono dare un nome a quel che provano. Non ricevono empatia e sostegno dai loro pari, perché “tra uomini non si parla di queste cose”. Si sentono trascurati dalla partner, assorbita dalle cure materne e, peraltro, spesso sofferente a sua volta, perché la depressione post partum paterna è frequentemente correlata a quella materna.
I padri intervistati per lo studio del 2021, che sono riusciti a superare l’inibizione e a chiedere aiuto, risolvendo infine i loro problemi, indicano come elemento determinante della svolta l’offerta attiva di screening da parte del personale sanitario che si è preso cura del loro nucleo familiare.
L’assistenza medica in gravidanza e nel post partum permette di cogliere i campanelli d’allarme di un eventuale disagio materno più facilmente e più precocemente rispetto a quelli di un disagio paterno. Ecco l’origine dell’idea di affidare ai pediatri di famiglia lo screening del benessere psicologico dei nuovi padri: i primi bilanci di salute di bambini e bambine possono rappresentare un’ottima occasione per valutare lo stato di salute dell’intero nucleo familiare.
Un modello virtuoso di risposta sanitaria
La missione dei pediatri di famiglia è prendersi cura a tutto tondo della salute dei loro piccoli assistiti e tra i determinanti della salute di bambine e bambini rientra a pieno titolo il benessere psicologico dei genitori. Ecco perché uno studio di fattibilità italiano pubblicato di recente sul British Medical Journal Open prospetta di affidare proprio ai pediatri di famiglia, in occasione delle prime due visite dopo la nascita, il compito di sottoporre madri e padri a uno screening per la depressione post partum. La novità dell’approccio analizzato sta nel tener conto anche della depressione post-partum maschile, un disturbo di cui si parla poco o niente, sommerso dallo stigma e dagli stereotipi di genere. Informare della sua esistenza e offrire attivamente strumenti di diagnosi e cura può risparmiare sofferenze ai diretti interessati e alle loro famiglie.
Bibliografia
W. Rao, X. Zhu et al, “Prevalence of prenatal and postpartum depression in fathers: A comprehensive meta-analysis of observational surveys”, Journal of Affective Disorders, 263 (2020), pp. 491-499
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B. Eddy, V. Poll et al, “Forgotten Fathers: Postpartum Depression in Men”, Journal of Family Issues, 40 (2019), doi: 10.1177/0192513X19833111
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