Allattamento: anche i papà entrano in gioco
L’allattamento non è una faccenda che riguarda solo la mamma e il suo bambino o la sua bambina. È vero, solo le mamme possono allattare, ma l’allattamento implica molto più che somministrare un alimento: è un atto di cura che comprende il contatto fisico, il contenimento, l’incontro di sguardi, la creazione di un legame di attaccamento che trasmette sicurezza e nutre la mente oltre che il corpo. Anche i papà possono partecipare a questo scambio affettivo, prendendosi cura sia del bimbo o della bimba. che della mamma. Non solo possono, ma il loro ruolo è fondamentale per la buona riuscita dell’allattamento.
Accompagnare e incoraggiare
Accudire un neonato o una neonata è un compito impegnativo. Bisogna ascoltare i suoi richiami, imparare a interpretarli, rispondere alle sue necessità in qualsiasi momento. Soprattutto nelle prime settimane di vita, le poppate sono ravvicinate e numerose, di giorno e di notte. A questo si aggiunge il tempo per la cura di sé e del resto della famiglia e per la gestione dell’ambiente domestico. Per una persona sola, senza aiuti, può essere molto difficile.
In questa situazione è prezioso l’aiuto del padre, o del partner della madre, anche qualora non sia il padre del bambino. Può farsi carico delle incombenze di cura e domestiche nel periodo in cui la madre è impegnata con l’allattamento, pulire casa, procurare cibo sano e nutriente per sé e per la partner, gestire i rapporti sociali con parenti e amici. In poche parole, condividere il carico di lavoro della madre e consentirle di riposare.
Questo maggior coinvolgimento nel ruolo di cura, oltre a sostenere la partner, gli consente di rafforzare il legame con il proprio bambino o bambina, trascorrendo insieme del tempo, passeggiando, giocando, facendo coccole pelle a pelle, cantando canzoni, leggendo una storia, tutte cose che si possono fare anche con bambine e bambini molto piccoli.
Altrettanto importante della condivisione e dell’aiuto concreto è il sostegno psicologico e l’incoraggiamento. Una neo-mamma che allatta, soprattutto se è alla prima esperienza di questo tipo, può avere dubbi, ostacoli da superare. L’influenza di un partner consapevole dei benefici e di come funziona l’allattamento, che la rassicura e la aiuta a trovare le risposte alle sue domande, può essere determinante per superare le difficoltà e non arrendersi. È utile quindi che il padre si informi sulla fisiologia dell’allattamento fin dalla gravidanza, per esempio, partecipando agli incontri di accompagnamento alla nascita proposti dai consultori familiari. Se necessario, insieme si possono cercare il supporto dell’ostetrica, della pediatra e dei servizi dedicati.
Un sostegno per superare i momenti difficili
La stanchezza e l’isolamento sono due fattori che aumentano il rischio di depressione post partum per la donna e, di conseguenza, anche il rischio di tensioni di coppia e disturbi dell’umore del neo-papà. Fare squadra nella cura del piccolo, vivere insieme l’esperienza dell’allattamento, riduce il rischio per entrambi.
Una tappa particolarmente impegnativa del percorso dell’allattamento è quella del rientro al lavoro della madre, che al termine del congedo di maternità si trova di fronte a una nuova sfida: conciliare i tempi e la fatica degli impegni fuori casa e dell’accudimento del figlio o della figlia. È a questo punto che tante neomamme rinunciano all’allattamento esclusivo al seno fino a sei mesi compiuti, come raccomandato dall’OMS, dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. Per farlo, occorre il sostegno di servizi di qualità come i nidi che permettono alle madri di entrare per allattare i loro piccoli, o di conservare il latte materno, di nidi aziendali, integrati nei luoghi di lavoro, di orari flessibili e di congedi paterni e parentali adeguati che permettano ai padri di occuparsi di condividere la cura di figli e figlie. Oggi in Italia i padri hanno diritto a soli dieci giorni di congedo di paternità retribuiti al 100%.
Nutrire la mente
Il sostegno e la partecipazione dei papà all’allattamento non è di beneficio solo per le mamme, la relazione di coppia e il loro stesso benessere mentale, ma è soprattutto un vantaggio per la salute e lo sviluppo di figli e figlie. Le interazioni precoci con i genitori influenzano la maturazione del cervello dei piccoli con effetti duraturi. Il contatto fisico, il tocco delicato, lo scambio di sorrisi e sguardi, parlare e rispondere ai vocalizzi, ascoltare musica insieme, favoriscono lo sviluppo di connessioni neurali e costituiscono la base per l’apprendimento.
La bimba o il bimbo che trova soddisfazione dei propri bisogni emotivi, che si sente accolto e protetto, costruisce un solido legame di attaccamento e acquisisce competenze sociali, autostima, equilibrio e serenità, apprende l’empatia e l’autocontrollo. Si innescherà così un circolo virtuoso a beneficio delle generazioni future. Con l’avvio dell’alimentazione complementare, preparare i pasti e mangiare insieme ai propri bambini e bambine diventerà rapidamente un momento di condivisione e, spesso, di gioia.
Bibliografia
1. Tavolo Tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell’Allattamento del ministero della Salute e UNICEF, “Allattamento e promozione della salute materno-infantile: focus sulla salute mentale – Position statement”, febbraio 2023, https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3341_allegato.pdf
2. World Health Organization, United Nations Children’s Fund, World Bank Group, “Nurturing care for early childhood development: a framework for helping children survive and thrive to transform health and human potential”, 2018, https://www.who.int/publications/i/item/9789241514064
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