Manovra e natalità: quanto aiuta un mese di congedo in più al 60%?

da | Ott 17, 2023

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Nell’ambito della manovra finanziaria per il 2024 il governo ha inserito l’aumento della retribuzione di un altro mese di congedo parentale (cioè il congedo che può essere utilizzato sia dalle mamme sia dai papà) dal 30 al 60%.
La finanziaria dello scorso anno aveva già aumentato all’80% la retribuzione di un solo mese dei congedi parentali, mese usato principalmente dalle mamme. Si trattava quindi di un piccolo beneficio economico.

Si sa, la coperta finanziaria è stretta, ma con questo ulteriore intervento il governo rischia di perdere una volta di più l’occasione (semplice in verità) di dare il segno di un cambiamento strutturale, di incidere, o almeno di cominciare a farlo, sulla ineguale distribuzione del lavoro domestico e di cura fra madri e padri. Gli studi e la ricerca sociologica ci dicono da tempo che la distribuzione diseguale nel lavoro domestico è una delle cause della bassa occupazione femminile e della bassa fecondità. Lo ha confermato anche il recente convegno Istat: Un nuovo inizio? Fecondità e dinamiche familiari in Italia.

La nuova misura non solo non cambia nulla di questo, con la sola eccezione del piccolo vantaggio economico, anzi, aumenta lo squilibrio già grande fra durata dei congedi per le mamme e per i papà.
Ben diverso sarebbe portare la retribuzione di quel mese all’80% (soglia al di sotto della quale, come ci dice chiaramente l’esperienza europea, i padri non prendono i congedi), e riservarlo ai padri, magari accompagnandolo con una campagna di sensibilizzazione.
Così, di colpo, si porterebbero i congedi fruibili dai papà da 10 a 30 giorni. Un cambio di passo importante.

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