Donazione di seme e paternità: costruire relazioni serene

da | Nov 1, 2023

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Un uomo che scopre di essere infertile e prende in considerazione l’idea di diventare padre grazie alla donazione di seme, affronta inevitabilmente una serie di dubbi. Sentirò mio il bambino o la bambina che nascerà? Questa scelta può nuocere al legame di coppia con la mia partner? Sarò oggetto di stigma sociale? Con chi potrò confidarmi? Quando e come spiegherò a mio figlio o figlia questa cosa?
Ovviamente non esistono risposte a queste domande che siano valide per tutti: molto dipende dalle motivazioni, dalla storia personale degli aspiranti genitori, dalla solidità della loro relazione, dall’ambiente sociale in cui si trovano a vivere. Dal canto suo, la ricerca scientifica dimostra che i bambini e le bambine nate grazie alla donazione di gameti hanno le stesse probabilità di crescere sereni ed equilibrati e il benessere familiare non è compromesso se la decisione è consapevole e ben ponderata da entrambi i partner, così come in tutte le famiglie.

La procreazione eterologa in Italia

Oggi la medicina e le tecniche di procreazione assistita consentono di risolvere la maggior parte dei problemi di infertilità maschile con terapie, interventi chirurgici, e la assistita in vitro con microiniezione intracitoplasmatica (ICSI). Ci sono però alcuni casi, circa 2 su 1000, di sterilità assoluta, congenita o acquisita, per cui allo stato attuale non c’è soluzione se non il ricorso alla procreazione eterologa con seme di donatore.
Questo approccio è consentito in Italia dal 2014, quando la Corte Costituzionale ha fatto decadere il divieto contenuto nella legge 40/2004. È tuttora valido, invece, l’articolo 6 della legge 40, che non permette all’uno o all’altro partner di revocare il consenso alla procreazione medicalmente assistista (PMA) dopo che l’ovocita è stato fecondato. In altre parole, nel caso specifico della procreazione con donazione di seme, il partner maschile che ha dato il suo consenso al trattamento non può opporsi alla gravidanza dopo che l’ovocita della sua compagna è stato fecondato con il seme del donatore e il figlio che eventualmente nascerà sarà giuridicamente suo.
Inoltre, la legge 40 prevede che il donatore del seme non ha alcuna relazione parentale con il nato, né può far valere su di lui o su di lei alcun diritto o essere titolare di obblighi. L’identità del donatore è inaccessibile alla coppia ricevente e ai figli e viceversa, eccetto in caso di gravi ragioni di salute che rendano necessario rintracciarlo. Allora un giudice può ordinare ai responsabili del centro per la fertilità che ha seguito la PMA di comunicare le informazioni in loro possesso.
Nel 2020 nel nostro Paese sono stati effettuati 2028 cicli di PMA con donazione di gameti maschili, con una lieve flessione rispetto al 2019 a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia.

L’importanza del counseling

Le linee guida applicative della legge 40 raccomandano di offrire assistenza psicologica alle coppie che intraprendono un percorso di PMA. La scoperta di essere infertile, sia per un uomo che per una donna, è un evento di forte impatto emotivo, che deve essere metabolizzato con il sostegno di un professionista competente, per consentire una scelta serena e consapevole di fronte alla prospettiva di utilizzare gameti donati. Spetta a chi fa consulenza illustrare le opzioni disponibili, informando la coppia sulle implicazioni mediche e le probabilità di riuscita, senza trascurare le potenziali ricadute psicologiche per ciascuno dei due aspiranti genitori e per la prole futura.
I dubbi che gli uomini manifestano più spesso ai consulenti riguardano l’importanza del vincolo di sangue per definire la paternità, il timore dello stigma sociale nel momento in cui rivelassero ad altre persone di aver fatto ricorso a seme donato, il timore che il donatore entri un giorno in contatto con il figlio o la figlia e usurpi il ruolo di padre.

Fertilità e mascolinità

L’impossibilità di procreare e la necessità di fare ricorso a gameti donati per un uomo può rappresentare una ferita narcisistica che destabilizza l’identità di genere maschile condizionata da stereotipi come la potenza virile e la competizione sessuale. Sono difficoltà che vanno esplorate con l’aiuto di un professionista esperto per arrivare a soluzioni che siano bene accette da tutte le persone coinvolte.
Per chi decide di intraprendere la strada della PMA eterologa, si pone anche la questione dell’accettazione sociale. Un tempo le coppie spesso tenevano nascosto ad amici e familiari il ricorso al seme donato per proteggere la reputazione del partner maschile. Negli ultimi decenni, la progressiva diffusione dell’eterologa ha stemperato lo stigma e anche l’esigenza di segretezza è venuta meno. Oggi poi si raccomanda di informare su tutto il processo i figli e le figlie generati con seme donato.

Il benessere dei figli e della coppia

Diversi studi che hanno seguito negli anni lo sviluppo di bambini e ragazzi nati da procreazione assistita con gameti donati dimostrano che la loro probabilità di crescere in salute e benessere psicologico è pari a quella di bambini e ragazzi nati da concepimento spontaneo. Una ricerca della Cambridge University pubblicata nel 2021 evidenzia relazioni familiari più soddisfacenti e una maggiore confidenza di figli e figlie nei confronti dei genitori che li hanno informati fin da piccoli sulla loro origine, in età prescolare, con naturalezza e spiegazioni adatte alla loro età. Riferiscono di non avere particolari problemi ad accettare la situazione e di considerare a tutti gli effetti padre e madre coloro che li hanno allevati.
Uno studio svedese del 2014 ha indagato la stabilità del rapporto di coppia tra partner prima di far ricorso a procreazione assistita con seme donato e 2-5 anni dopo il trattamento, confrontando i risultati con quelli relativi a coppie che hanno concepito spontaneamente o con procreazione assistita omologa. Non è emersa alcuna differenza significativa. Il risultato, spiegano gli autori, probabilmente è influenzato dal fatto che in Svezia i centri per la fertilità curano con particolare attenzione il benessere psicologico delle coppie offrendo counseling esperto per sostenere scelte consapevoli.

Bibliografia

1. J. Joy, P. McCrystal, “The role of counselling in the management of patients with infertility”, The Obstetrician & Gynaecologist, 2015; DOI: 10.1111/tog.12174

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3. S. Marchetti, V. Bertucci et al, “The desire of parenting: new scenarios in an Assisted Reproductive Technology (ART) clinic and psychological reflections on heterologous fertilization”, Interdisciplinary Journal of Family Studies, XXII, 1/2017

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5. S. Golombok, “Love and Truth: What Really Matters for Children Born Through Third-Party Assisted Reproduction”, Developmental Psychology, 15 (2021), pp: 103-109

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