Giocare con entrambi i genitori migliora lo sviluppo cognitivo

da | Set 4, 2023

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Avere genitori coinvolti alla pari nelle cure parentali, che dedicano lo stesso impegno, lo stesso tempo a giocare con loro, contribuisce in modo significativo allo sviluppo cognitivo di bambini e bambine. Lo dimostra lo studio di un gruppo di ricercatori olandesi pubblicato su European Sociological Review.
I piccoli traggono beneficio dal gioco con mamma e papà, che li accompagnano e offrono loro stimoli per esplorare la realtà, conoscere sé stessi e le proprie risorse, per imparare a relazionarsi con gli altri, interiorizzare le regole sociali, sperimentare approcci creativi per risolvere i problemi. La novità che emerge da questa ricerca è che il vantaggio aumenta se mamma e papà dedicano pari tempo alle attività con i figli.
Diversi studi hanno dimostrato che condividere equamente il lavoro di cura ha un effetto benefico sulla relazione di coppia tra i genitori, sull’autostima e la soddisfazione personale di ciascuno dei due. Qui si evidenzia che giova anche ai figli e alle figlie.

Lo studio

Gli autori dello studio hanno reclutato più di 2000 bambini e bambine nati in Olanda da famiglie residenti da almeno due generazioni in Olanda, per partire da una condizione di uniformità linguistica nella valutazione dello sviluppo cognitivo dei piccoli. Hanno selezionato famiglie con entrambi i genitori conviventi.
Hanno quindi valutato le competenze cognitive verbali e non verbali sottoponendo bambini e bambine a una batteria di test all’età di 6 anni e hanno intervistato i genitori per ricostruire le loro competenze all’età di 30 mesi e il tempo dedicato da ciascun genitore nell’accudimento della prole nel corso dei tre anni precedenti.
Hanno stimato che l’equa divisione tra genitori del tempo dedicato ad accompagnare figli e figlie nelle attività ludiche influisce per il 13% sullo sviluppo cognitivo verbale e non verbale di bambini e bambine nell’intervallo compreso tra 30 mesi e 6 anni di età, un periodo in cui si costruiscono le fondamenta dell’apprendimento e del futuro successo scolastico.

Una linea di demarcazione sociale

Tanti sono i fattori che contribuiscono allo sviluppo cognitivo e al successo scolastico di una persona: le condizioni di salute generale, la serenità dell’ambiente domestico e il buon accordo tra i familiari, lo sviluppo di un sano rapporto di attaccamento agli adulti che si occupano dell’accudimento, la ricchezza di stimoli intellettuali, le condizioni socioeconomiche della famiglia, il grado di istruzione dei genitori, la presenza di libri in casa.
Gli autori dello studio osservano che l’approccio paritario alla divisione del lavoro di cura è tipico delle coppie con un grado di istruzione più elevato. Citano a proposito il libro “Our kids: the american dream in crisis” del politologo Robert Putnam. Secondo Putnam negli Stati Uniti si starebbe formando una linea di demarcazione sociale tra le famiglie più istruite, in condizioni economiche avvantaggiate, in cui genitori e figli trascorrono molto tempo insieme, impegnati in attività comuni, e famiglie svantaggiate in cui il rapporto di coppia e le interazioni con la prole sono improntati a una più rigida divisione dei ruoli e gli adulti hanno poco tempo a disposizione da trascorrere con i figli. Questa differenza di approccio, secondo Putnam, perpetuerebbe da una generazione all’altra vantaggi e svantaggi legati al rispettivo status, allargando il divario tra classi sociali.

Perché il modello paritario fa bene alla prole

Per quale ragione una divisione equa del tempo dedicato al gioco con figli e figlie giova al loro sviluppo cognitivo? Quale meccanismo può spiegare questo effetto? Gli autori dello studio formulano alcune ipotesi.
Innanzitutto, la condivisione alla pari del lavoro di cura della famiglia e della prole è un indicatore di buon accordo tra genitori, un segnale che la relazione di coppia è stabile. Un ambiente sereno in cui gli adulti fanno squadra e mirano agli stessi obiettivi aiutandosi a vicenda è la condizione ideale in cui crescere bambini e bambine sicuri e consapevoli del proprio valore.
In secondo luogo, i padri che sono propensi a condividere alla pari il lavoro di cura sono più presenti nella vita di figli e figlie, li conoscono meglio, sono più sensibili a cogliere le loro esigenze e rispondono con maggiore prontezza. In poche parole, adottano uno stile parentale che favorisce la comunicazione e sostiene più adeguatamente lo sviluppo emotivo e cognitivo.
Infine, l’impegno a dividere in modo equo il tempo dedicato alla famiglia denota nei genitori libertà dagli stereotipi di genere, una libertà che madre e padre trasmettono alla generazione successiva con l’esempio e che rende a loro volta figli e figlie liberi di perseguire le proprie aspirazioni nella vita senza essere limitati da vincoli pretestuosi e timori di inadeguatezza.

Nessuna critica alle famiglie monoparentali e omogenitoriali

È necessario spendere qualche parola sul fatto che i risultati di questa ricerca non costituiscono in alcun modo una prova di inadeguatezza delle famiglie monoparentali e di quelle omogenitoriali.
Le prime sono state escluse a monte dal campione oggetto dello studio, perché l’argomento della ricerca è la condivisione paritaria del lavoro tra i due genitori quando sono entrambi presenti, senza alcun confronto con le situazioni in cui è presente solo uno dei due.
Per quanto riguarda le famiglie omogenitoriali, osserviamo che la ricerca non dimostra i benefici della presenza di una figura femminile e di una figura maschile, ma i vantaggi dell’equa suddivisione del lavoro di cura tra i due genitori, una condizione che può sussistere anche nelle coppie dello stesso sesso.

La ricerca continua

Lo spiraglio aperto da questo studio sui vantaggi della condivisione del lavoro di cura non è che l’inizio. Può essere ampliato indagando su popolazioni appartenenti a culture diverse, come suggeriscono gli stessi autori. Inoltre, sarebbe interessante valutare l’impatto della suddivisione del lavoro di cura anche nei primi tre anni di vita di bambini e bambine e non considerare solo le attività ludiche ma anche l’accudimento dei bisogni essenziali, come il cambio del pannolino, il bagnetto, l’accompagnamento al sonno.
Infine, quale messaggio concreto si può trarre da questo primo risultato? Sicuramente una raccomandazione a promuovere per quanto è possibile la partecipazione alla pari di entrambi i genitori nella vita e nell’educazione della prole. Bisogna però anche riconoscere che l’approccio paritario non è sempre realizzabile a causa di vincoli sociali ed economici esterni alla coppia e alla famiglia. È necessario allora che tutta la società si impegni per allentare questi vincoli, per esempio con l’adozione di congedi di paternità più estesi e combattendo in ogni ambito gli stereotipi nocivi.

Bibliografia

R. Keizer, C. J. Van Lissa et al, “The Influence of Fathers and Mothers Equally Sharing Childcare Responsibilities on Children’s Cognitive Development from Early Childhood to School Age: An Overlooked Mechanism in the Intergenerational Transmission of (Dis)Advantages?”, European Sociological Review, 36 (2020), pp: 1-25

R. D. Putnam, “Our kids: the american dream in crisis”, Simon & Schuster, 2015

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