I primi mille giorni – Le schede. Integrare l’allattamento con i primi alimenti solidi, un passo importante.

da | Lug 3, 2024

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I primi 1000 giorni, cioè il periodo che va dai giorni precedenti il concepimento, passando per i 9 mesi di gravidanza, fino al compimento dei due anni di età del bambino o della bambina, sono determinanti per il suo sviluppo e il suo benessere futuro. Parliamo con le specialiste e gli specialisti della salute dei principali momenti legati a questi primi 1000 giorni e del loro impatto.

 

 

Parliamo di Alimentazione complementare, ovvero dell’introduzione graduale di alimenti solidi in aggiunta al latte materno, con Alessandro Volta, pediatra, neonatologo e Direttore del Programma Materno Infantile della ausl Reggio Emilia

 

Cosa si intende per alimentazione complementare?

Si intende l’introduzione graduale di alimenti semi-solidi e solidi, che integrano l’assunzione del latte materno, a partire dai 6 mesi di vita del bambino o bambina. Purtroppo spesso si sente ancora oggi utilizzare erroneamente la parola ‘svezzamento’, che vuol dire “svezzare dal seno”; si tratta di un termine non corretto, perché in questa fase l’allattamento al seno non si interrompe, ma per l’appunto si integra progressivamente con l’assunzione di cibi solidi come aggiunta al latte materno, che rimane, almeno inizialmente, l’alimento principale.

L’alimentazione complementare si rende necessaria quando il latte materno o le formule artificiali non sono più in grado di soddisfare i bisogni del bambino o della bambina. Questo processo si realizza dai 6 mesi ai 2 anni, periodo in cui, oltre a evitare deficit nutrizionali, i bambini devono acquisire sane abitudini alimentari, nonché un buon rapporto con il cibo, che tendono entrambi a persistere nel tempo.

A ottobre 2023 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha pubblicato una nuova linea guida sull’alimentazione complementare per la fascia di età 6-23 mesi, che sostituisce le precedenti, con raccomandazioni rivolte sia a bambine e bambini allattati al seno sia non allattati al seno, nati a termine e che vivono in paesi a basso, medio e alto reddito (leggi qui la presentazione).

In questo documento, oltre a ricevere tutte le indicazioni su come procedere, si confermano i molteplici benefici dell’alimentazione complementare. Dal minor rischio di sviluppare intolleranze o allergie, al minor tasso di obesità, allo sviluppo di una masticazione corretta.

In questa fase padre e madre possono contribuire esattamente allo stesso modo?

Assolutamente si, più che mai in questo momento vale il gioco di squadra, nonché il buon senso e l’esperienza sul campo. Questa fase è anche l’occasione per rivedere e migliorare le abitudini alimentari dell’intera famiglia, perché con l’arrivo di un figlio si innesca inevitabilmente una visione diversa della vita, più attenta, sostenibile e proiettata al futuro. Pensare al futuro predispone il genitore a mettere in atto dei cambiamenti positivi. Quindi mangiare bene, con alimenti il più possibile diversificati; la dieta mediterranea è sempre la via più giusta. Oltre a frutta e verdura, è importante mangiare più legumi e usare poco sale. È bene anche limitare i cibi processati (ovvero sottoposti a processi di trasformazione, come la conservazione, la salatura, la precottura…) ed evitare le bibite zuccherate. Cucinare insieme è una buona idea, per dare il buon esempio ma anche per rafforzare il legame tra genitori e figli. Il cibo ha infatti una grande valenza relazionale e “mettere le mani in pasta” aiuta il bambino o bambina a conoscere il cibo, a scoprirne il sapore, il colore e l’odore, cosa difficile da ottenere con la somministrazione di pappe, che invece mandano in confusione perché formulate da più alimenti messi insieme.

In che modo va gestito questo importante passaggio?

Innanzitutto va individuato il momento giusto per iniziare l’alimentazione complementare senza cercare di forzare o anticipare il momento. La bambina o bambino deve essere in grado di stare seduto da solo, mostrare interesse per il cibo, deve aver perso il riflesso di estrusione della lingua, un riflesso istintivo presente in tutti i bambini nei primi mesi, collegato alla suzione. Questo vuol dire che anche i genitori necessitano di una adeguata informazione e preparazione, nonché del giusto supporto per poter gestire questa transizione. È importante informarsi dal proprio pediatra di famiglia, ma anche approfondire l’importanza di un’alimentazione responsiva attraverso la lettura di articoli specifici o siti di settore. Può essere molto utile avvalersi del sostegno dei gruppi di auto aiuto presenti sul territorio e partecipare ad un corso di disostruzione pediatrica, per sapere come gestire eventuali emergenze. L’obiettivo è quello di condividere il pasto in famiglia, come momento piacevole, tranquillo, conviviale, evitando conflitti o la distrazione legata a schermi. È importante anche lasciare il bambino o la bambina liberi di sperimentare e imitare, creando anche occasioni in cui consumare il pasto in forme e contesti diversi, ad esempio in terrazza o su un prato.

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