I primi 1000 giorni, cioè il periodo che va dai giorni precedenti il concepimento, passando per i 9 mesi di gravidanza, fino al compimento dei due anni di età del bambino o della bambina, sono determinanti per il suo sviluppo e il suo benessere futuro. Parliamo con le specialiste e gli specialisti della salute dei principali momenti legati a questi primi 1000 giorni e del loro impatto.
Parliamo del rientro a casa con Alessandro Volta, pediatra, neonatologo e Direttore del Programma Materno Infantile della Ausl Reggio Emilia.
Quali sono le principali difficoltà in questi primi giorni a casa, lontano dalle cure e dalle attenzioni costanti fornite dal contesto ospedaliero?
Il rientro a casa è un momento particolare che coinvolge e stravolge la coppia di neo genitori dal punto di vista fisico, psicologico, logistico, e questo perché per quanto si possa immaginare è difficile riuscire a mentalizzare l’enorme cambiamento, soprattutto se si tratta dell’arrivo del primo figlio. Si crea un nuovo assetto (da coppia a triade) che porta con sé tutta una serie di adattamenti; si modifica la fruizione degli ambienti domestici, ma cambiano anche tutte le dinamiche, sia giornaliere sia notturne. È importante quindi avere flessibilità, buone capacità di adattamento, ma soprattutto bisogna imparare a conoscersi e riconoscersi, nel nuovo ruolo di madre e padre, nell’interazione con il neonato, nel comprendere i bisogni e le fragilità della bambina o bambino. Generalmente nel giro di 2-3 settimane la famiglia riesce a individuare un nuovo equilibrio, ma per favorirlo occorre calma, tranquillità e tempo. Un supporto esterno è sempre ben accetto, ma deve limitarsi a questioni logistiche (portare cibo pronto, sollevare dalle incombenze domestiche la mamma e il papà) senza interferire con la genitorialità, che va supportata e non ostacolata.
In che modo il papà può partecipare attivamente ed essere di aiuto in questo delicato momento?
Il papà deve assumere un ruolo attivo nel lavoro domestico, deve tranquillizzare e confortare la mamma, condividere le incertezze nella gestione del bambino o bambina, ma anche prendere parte attivamente alle decisioni di tipo logistico. Il papà non può allattare, non può quindi sollevare la mamma da questo compito, ma può e deve supportarla ed essere presente nell’intera routine quotidiana. Da qui l’importanza di usufruire dei giorni di congedo di paternità immediatamente dopo il parto e non in un secondo momento, poiché è stato scientificamente provato che la presenza della figura paterna nei primi giorni di vita influisce positivamente sul benessere della mamma e su quello del bambino o bambina, diminuisce l’incidenza della depressione perinatale, migliora la gestione del maternity blues, stabilisce un legame profondo con il bambino o bambina, che si riflette poi nello sviluppo cognitivo del neonato.
Come ci si può preparare?
Durante gli incontri di accompagnamento alla nascita, ci si concentra prevalentemente sull’evento della nascita e la coppia negli ultimi mesi della gravidanza difficilmente riesce a pensare ad altro. Tra gli strumenti a disposizione per supportare i genitori nel rientro a casa ci sono gli incontri post partum e le visite domiciliari, anche se ancora poco diffuse. Sicuramente le letture sono molto d’aiuto, quindi informarsi attraverso i giusti canali, avere poche informazioni ma giuste. Essere flessibili e affrontare con calma i cambiamenti. Imparare ad osservare e ascoltare il bambino o la bambina. Il pediatra o la pediatra e l’ostetrica o l’ostetrico, consultabili anche presso i consultori, possono contribuire a rassicurare i neo genitori nel gestire le preoccupazioni o nell’affrontare le varie difficoltà. Molto importanti sono anche i gruppi di auto aiuto per confrontarsi con altri genitori che stanno vivendo momenti simili. Occorre poi cambiare le relazioni, adattandole al nuovo contesto che si sta vivendo, magari avvicinandosi ad amici e amiche o parenti che condividono la stessa esperienza, sebbene in fasi diverse. In questo modo, i neo genitori si sentiranno più tranquilli, compresi, meno soli nel gestire dubbi o incertezze, e attraverso la condivisione di momenti o esperienze ricreative si rafforzeranno questi nuovi legami, con effetti benefici sia per gli adulti che per i bambini e le bambine.
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